Caffè europeo #21

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Crisi al confine Polonia-Bielorussia: il dramma dei migranti

 

La situazione al confine con Polonia e Bielorussia è sempre più tesa. Da mesi la polizia bielorussa sta scortando al confine con Polonia, Estonia e Lettonia i richiedenti asilo arrivati nel paese. Le guardie di frontiera polacche hanno utilizzato gas lacrimogeni contro i migranti, senza risparmiare i bambini, mentre dal lato bielorusso la polizia spaventava le persone sparando in aria, per evitare la marcia indietro. Negli ultimi mesi, migliaia di richiedenti asilo sono bloccati nelle foreste, al confine tra i due paesi, al freddo, senza cibo e servizi igienici, al centro di un “fuoco incrociato” tra due schieramenti.

 

La crisi sembra derivare dall’approvazione delle sanzioni messe in atto dall’Unione Europea in seguito alla repressione violenta delle proteste che si erano innescate dopo le elezioni presidenziali in Bielorussia il 9 agosto 2020 e non riconosciute dalla comunità internazionale. Minsk starebbe tentando di utilizzare la vita di migliaia di persone come arma geopolitica al fine di ottenere un allentamento delle sanzioni. 

 

Attualmente l’UE sta cercando in modo produttivo accordi con paesi terzi, sia per fermare le persone, che per rimpatriare i loro cittadini. I recenti episodi al confine tra Polonia e Bielorussia non sono episodi isolati e non è la prima volta che rifugiati e migranti vengono utilizzati come pedine politiche dai Paesi al confine con l’UE. Nel marzo 2020, in una situazione di aumento delle tensioni tra l'UE e la Turchia, le persone in fuga da violenze e persecuzione sono state utilizzate come merce di scambio e sono rimaste bloccate in terra di nessuno al confine greco senza avere accesso ad alloggio e cibo, per mero scopo politico.

 

Le autorità polacche hanno negato di essere impegnate nei respingimenti, nelle sparizioni e nel rifiuto delle famiglie prima delle loro richieste di asilo. Tuttavia, un recente emendamento di legge approvato in Polonia afferma che i funzionari di frontiera sono stati autorizzati a rimpatriare immediatamente le persone che tentavano di attraversare il confine illegalmente a partire dal 16 novembre 2021. Pare che abbiano già impedito 29.921 attraversamenti illegali solo quest’anno. Le persone respinte sono state detenute arbitrariamente dalle guardie di frontiera bielorusse e abusate in luoghi di raccolta o spazi aperti in cui i migranti venivano intrappolati, senza cibo né acqua, impedendogli di tornare nei loro paesi.

 

La Polonia ha annunciato l’intenzione di aumentare il numero di soldati e guardie al confine con la Bielorussia. La Germania ha affermato di aver inviato centinaia di poliziotti in più alla frontiera polacca per aiutare a far fronte all’emergenza. Varsavia ha già dichiarato lo stato di emergenza e costituito un recinto di filo spinato e i legislatori polacchi hanno approvato la costituzione di un muro da 407 milioni di dollari, da erigere al confine orientale con la Bielorussia. Negli ultimi mesi, le guardie di frontiera polacche hanno registrato più di 700 tentativi di attraversamento al confine con la Polonia e la Bielorussia, solo in 24 ore. Funzionari lituani e dell’UE hanno aspramente criticato il presidente Lukashenko per la sua intenzione di allentare i controlli alle frontiere come risposta alle sanzioni imposte dall’UE.

 

Il 6 luglio il Presidente del Consiglio europeo aveva promesso che gli ufficiali dell’agenzia di frontiera e della guardia costiera Frontex sarebbero venuti in aiuto per pattugliare il confine fra Lituania e Bielorussia. Sei agenti hanno già preso servizio alla frontiera e, entro la fine del mese di dicembre, dovrebbero essere stanziati fino a trenta agenti. Si parla già del rimpatrio di molti cittadini iracheni. Il numero di immigrati, provenienti soprattutto dal Medio Oriente, che attraversano la Bielorussia per entrare in Polonia, come anche in Lituania e Lettonia, è aumentato notevolmente negli ultimi mesi. Nell’attuale situazione altamente politicizzata, sostenuta da una narrativa dominante della sicurezza al confine, i diritti umani fondamentali sono totalmente ignorati e dimenticati. Il divieto di accesso alle aree adiacenti al confine, coperto a oggi dallo stato di emergenza della Polonia, ha conseguenze estremamente dannose. Ciò impedisce gli aiuti internazionali della società civile e nega l’accesso ai media alle zone del confine, minando in questo modo la libertà di espressione e informazione.

 

Un disegno di legge, approvato dalla Camera dei Deputati (Sejm) il 17 novembre, ha proposto nuove regole da applicare all’attuale stato di emergenza che sta per scadere, rischiando cos​​ì di rendere permanente una situazione straordinaria, con gravi e durevoli ripercussioni negative sulla libertà di circolazione e di informazione. Già l’attuale legislazione polacca in materia di accesso al territorio e protezione internazionale, che consente il rimpatrio immediato alla frontiera, lede il diritto di chiedere asilo e le garanzie cruciali ad esso associate. Come ricorda Human Rights Watch, l’abuso delle persone da parte della Bielorussia ai suoi confini, equivale a un trattamento inumano e degradante e, in alcuni casi, può essere considerato come tortura, violando obblighi internazionali. Le autorità dovrebbero fermare immediatamente le pratiche abusive e chiedere conto ai responsabili. Anche le pratiche di respingimento da parte delle guardie di frontiera polacche violano il diritto di asilo ai sensi del diritto dell'UE, compresa la Carta dei Diritti fondamentali, creando così un rischio di respingimento a catena, contrario al diritto internazionale dei rifugiati, che espone le persone a condizioni disumane e degradanti, anche in violazione del diritto polacco.

 

È pertanto importante che venga presa una posizione forte nei confronti della violazione dei diritti umani. Il continuo disgregarsi dei valori europei sta portando a una deriva pericolosa e ci allontana dal senso di umanità e dall’obbligo di protezione per le persone vulnerabili. Ciò mette ancora una volta in luce la fragilità dei bambini costretti a essere oggetti inconsapevoli di un gioco politico tra parti che ne deturpa la loro esistenza. La necessità di ripristinare politiche umane di condivisione ci pone l’obbligo di non trascurare la responsabilità degli altri Stati membri dell'UE e delle politiche nazionali.

 

 

Pausa caffè con Gennaro Migliore, Deputato di Italia Viva e Presidente dell’Assemblea Parlamentare del Mediterraneo (PAM)

 

D: La Polonia avrebbe utilizzato respingimenti ai suoi confini. I respingimenti si verificano quando i migranti, compresi i richiedenti asilo, vengono respinti nel paese da cui hanno tentato di attraversare senza avere l'opportunità di presentare una domanda d'asilo o di accedere alla protezione internazionale. Rifiutarsi di esaminare un caso di protezione internazionale è illegale ai sensi del diritto sui rifugiati sancito dagli stessi trattati dell'UE. È preoccupante che la Polonia non sia l'unico Stato membro dell'UE in cui vengono segnalati respingimenti. 

Caro, Gennaro, come intende muoversi l’Unione Europea e come pensano i partiti arginare una tale emorragia?

 

R: L’azione di respingimento ai confini dei migranti, realizzata dopo l’approvazione di una apposita legge dal Parlamento polacco nell’ottobre scorso, è illegale ai sensi del diritto internazionale ed è immorale di fronte alla tragedia umanitaria che si sta consumando. Sappiamo benissimo che il governo Bielorusso sta utilizzando le persone migranti per effettuare azioni di una vera e propria “guerra ibrida” contro l’Unione Europea, ma ciò non può e non deve giustificare l’atteggiamento del governo polacco. Credo che l’UE debba agire intensificando la pressione sanzionatoria su Minsk e nello stesso tempo non sottrarsi ai suoi doveri di fronte a un paese che viola gli stessi fondamenti della comunità internazionale e dell’Unione stessa. Se si dovesse perpetrare questo scempio, che arriva a far morire di freddo bambini e persone indifese, si blocchino i finanziamenti europei diretti verso la Polonia. I partiti europei diano un segnale in questo senso.  

 

D: Ci troviamo di fronte a una grave crisi umanitaria con la Polonia che innalza una recinzione al confine con la Bielorussia per tenere fuori i migranti scongiurando la possibilità che questi possano chiedere asilo. Di fronte a tale situazione il ruolo di Frontex è molto discutibile. 

Quando verrà definito il vero ruolo di Frontex nelle operazioni di difesa delle frontiere? E quando si discuterà del tema caldo della sovranità nazionale degli Stati che si avvalgono dell’aiuto dell’agenzia per respingere le persone fragili in paesi di fame e di conflitto?

 

R: In primo luogo Frontex farebbe bene, come ha più volte fatto sulla rotta mediterranea, a denunciare i trafficanti di persone. Qui non c’è molto da indagare, a dire il vero, si tratta dello stato bielorusso direttamente. Non stiamo cercando anonimi criminali, qui hanno il nome di Lukashenko, che utilizza le facoltà di uno stato, come la concessione dei visti, per far arrivare dal Libano o da altri paesi i migranti, per poi costringerli con la forza militare ad attraversare la frontiera. Frontex, che ha sede per altro in Polonia, è totalmente assente. Il governo polacco vuole ridurre una questione generale a un evento interno, ma così si mette fuori dal consesso europeo. Ma a questo punto, mi chiedo a cosa serva Frontex!

 

D: I primi momenti del dibattito nato attorno alla questione della frontiera bielorussa confermano l’atteggiamento della Commissione in materia di gestione delle frontiere. Di fatto la Commissione proporrà di legalizzare i respingimenti collettivi dei richiedenti asilo andando contro le norme adottate dalla stessa Unione. Secondo il diritto dell’UE quindi le espulsioni collettive, ovvero qualsiasi provvedimento che obblighi una pluralità di persone a lasciare il territorio di un paese in gruppo senza un preventivo esame ragionevole e oggettivo della situazione personale di ciascun individuo sono in contrasto con l’articolo 78 TFUE.

Per quale motivo non si adempie agli obblighi europei e al Diritto internazionale e non si mettono dei paletti efficaci in grado di arginare la deriva dei diritti fondamentali e dei valori europei? Quali si ritiene che siano le responsabilità di ogni Stato su questo punto?

 

R: Penso che l’Italia non potrà mai avallare la pratica dei respingimenti collettivi. Siamo di fronte a due torti, quello bielorusso e quello polacco, che stanno facendo letteralmente strage dell’unico diritto, ovvero quello di poter vedere esaminata la propria domanda di asilo. Se l’Ue cedesse su questo punto smarrirebbe la sua stessa ragione di esistenza.

 

Un EUforico abbraccio,

Tobias e Silvia - Italia Viva chiama Bruxelles

 

  

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